domenica 22 aprile 2012

L’evoluzione degli ecosistemi

Gli ecosistemi non sono entità statiche ma dinamiche cioè sono in continua evoluzione. Hanno la capacità di autoregolarsi cioè cambiano mantenendo al proprio interno condizioni di equilibrio. A causa dell’attività dell’uomo gli ecosistemi sono profondamente cambiati o sono stati addirittura stravolti. Spesso le comunità che costituiscono gli ecosistemi vengono sottoposti a stress dalla civilizzazione dell’uomo fino alla loro totale o parziale distruzione. Molte aree mondiali non sono più ricoperte dalla vegetazione naturale, ma da strade, fattorie o edifici. Non sempre è colpa dell’uomo vi sono eventi naturali che modificano l’equilibrio dell’ecosistema.
Dopo che un comunità è stata distrutta o modificata, l’area si trasforma attraverso una serie di successioni. Questa evoluzione prende il nome di successione ecologica, nella quale l’ecosistema evolve attraversando diversi stati intermedi per poi raggiungere uno stato finale di maturità ad elevata stabilità chiamato comunità climax, una comunità stabile ed autosufficiente che si sviluppa in armonia con il clima e le caratteristiche della regione. Una successione ecologica si basa sul fatto che gli organismi, ad ogni stadio della successione stessa, modificano l’ambiente, rendendolo più favorevole per alcune specie e meno per altre.
Successione ecologica
La successione che inizia su un’area sterile (duna di sabbia, letto di lava) è denominata successione primaria, mentre con il termine successione secondaria si indica lo sviluppo di comunità in luoghi precedentemente occupati da comunità ben sviluppate (campi coltivati abbandonati, foreste abbattute, ecc.).

Un tipico esempio di successione primaria è quello che interessa un suolo dopo il ritiro di un ghiacciaio nelle zone d’alta quota di tutto l’arco alpino. Le prime specie viventi che colonizzano l’ambiente, dette per questo specie pioniere, sono i licheni, organismi autotrofi particolarmente resistenti e adattabili. Il loro ruolo è sgretolare la roccia, formando un primo strato di detriti inorganici per poi arricchirlo con i primi residui organici.
Lichene
Ai licheni seguono in genere i muschi, e poi le prime piante erbacee. Ogni volta che una pianta o un altro organismo della giovane comunità muore, i suoi resti vanno ad arricchire il terreno, rendendolo più adatto a ospitare specie sempre più complesse.
Muschio
Piante erbacee




         





Dopo le piante erbacee crescono i primi arbusti come l’erica, l’ontano e il ginepro. Nel frattempo, l’ecosistema si popola di animali sempre più numerosi e complessi: dopo i primi invertebrati terricoli, giungono gli insetti, che contribuiscono anche all’impollinazione e quindi alla diffusione delle piante.

Ginepro
Ape










Nella fase finale della successione crescono le piante arboree come il larice, che costituiscono la comunità climax di questa successione.
Larice
Un esempio di successione secondaria è quello che interessa un campo agricolo in abbandono nelle regioni temperate: le prime piante che vi crescono sono specie erbacee annuali, perlopiù graminacee infestanti, che arricchiscono il suolo di detriti organici.
Graminacee
Anche qui seguono alcuni arbusti, che a poco a poco indeboliscono le piante erbacee pioniere, sottraendo loro luce e nutrienti. In questo modo il suolo si arricchisce ulteriormente e si ispessisce tanto da poter accogliere i primi alberi, in genere conifere.
Conifere
Si arriva alla comunità climax quando si insinuano le piante caducifoglie, in particolare faggi e aceri.
Faggi
L’eutrofizzazione
Il termine eutrofizzazione indica un aumento di sostanze nutritive nell’ambiente acquatico, ciò provoca uno sviluppo esagerato di alghe con conseguenze deleterie per l’ambiente. L’eutrofizzazione è causata spesso dai fertilizzanti usati nella coltivazione e dalle fogne urbane che vengono immessi nei fiumi e nei laghi.
Eutrofizzazione

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