Scheda libro – La casa sull’ albero
Vi coniglio questo libro è scritto in maniera scorrevole e vi fa morire dal ridere!
Autore: Bianca Pitzorno
Casa editrice: Mondadori
Anno di pubblicazione: 1990
Numero pagine: 95
Indice gradimento: 10
Il libro è un: romanzo
Gli ingredienti sono: fantasia ed è molto comico.
I protagonisti sono: persone stravaganti ed animali parlanti e non, senza contare la pianta-animale di Beccaris Brullo.
Il racconto:
Al centro di un grande prato c’era un enorme albero cavo con una porticina, per mezzo di essa si arrivava sulle biforcazioni di una quercia dove abitavano due amiche: Aglaia e Bianca. Si erano proprio stufate di vivere in città, così avevano passato l’estate a costruire la loro attuale casa attrezzata di tutto: letti, lavatrice, cucina, libri ed altro ancora. Quando si erano trasferite lì, credevano di essere sole, invece si accorsero che sopra di loro abitava uno sgradevole condomino: il signor Beccaris Brullo, per gli amici B.B. A scoprirlo era stata la loro gatta Prutilde mentre andava a caccia di uccellini (non erano mai riuscite a insegnarle a comportarsi da gatta vegetariana). Il loro vicino non era di certo una persona accogliente: la casa era circondata da filo spinato, la porta era chiusa da tre catenacci e sullo zerbino c’era scritto “andatevene” invece di “benvenuti”, con vicino un cartello con scritto “CANE FEROCE GIRATE AL LARGO! (finché siete in tempo) ”. Il cane feroce in questione non era altro che Amedeo, un vero pezzo di pane! Dopo molti litigi (e botte) i tre condomini fecero un patto di coabitazione perché nessuno dei tre voleva andarsene. Promisero di non darsi fastidio, di riparare gli eventuali danni che avrebbe potuto subire l’albero e di non fare chiasso dopo le 23, leggi che non furono rispettate. Innumerevoli i dispetti che si fecero tra di loro! Ad esempio, una volta Bianca regalò una torta piena di purgante (credendo di fargli un dispetto) a B.B. che, essendo stitico, non ebbe nessun effetto spiacevole, anzi ne chiedeva ancora! Inoltre il signor Beccaris Brullo detestava gli innesti che Bianca aveva fatto per tutta la quercia di cui andava molto fiera; così per ripicca aveva fatto un innesto di pianta carnivora accanto alla casa dello scomodo vicino. Il poveretto quando si sentì mordere morì di paura, ma risolse il dispetto addomesticando la pianta: portandole ogni giorno una bistecchina. Presto i due divennero grandi amici, il vecchio si era talmente affezionato alla pianta che le trovò anche un nome, Nina. Amedeo ebbe una crisi di gelosia e, raccolti i suoi averi, andò a vivere con le due amiche, con grande umiliazione di Prutilde che ODIAVA i cani. Dovete sapere che B.B. tiene molto al suo tetto, lucida le tegole ogni giorno e quando piove apre un megaombrello per non farlo sporcare, ma un giorno una cicogna fece un escremento che cadde sopra il suo amato tetto. Lui per vendetta prese il fucile e colpì tre uccelli che, curati da Bianca e Aglaia, spiccarono il volo lasciando lì quattro neonati (due dei quali erano gemelli) contro la volontà delle ragazze. Aglaia passò giorni sul calendario a cercare i nomi per quei poveri orfanelli ed ecco il risultato del suo lungo lavoro: i gemelli si chiamarono Inalbis e Ildebrando gli altri due Purif e Gianporfirio. Però il vero problema era il nutrimento, ma questo lo risolse Amedeo che da tempo era innamorato di una grande San Bernardo, chiamata Dorotea. Dorotea fu una vera e propria baby sitter o meglio madre adottiva. Quando i bambini impararono a camminare, le due amiche si accorsero che Dorotea era particolarmente strana, Aglaia un giorno la seguì e scoprì con grande stupore che la cagna stava covando delle vere uova! Bianca cercò di vedere il lato positivo della situazione, poiché la “balia“ non aveva più latte, i bambini avrebbero cambiato dieta: da oggi in poi solo frittatine! Dopo il problema del cibo, venne fuori quello del linguaggio: i bambini avevano preso esempio da Prutilde, così invece di parlare miagolavano e Dorotea pigolava come un vero uccello. Aglaia e bianca si disperarono! Presto Bianca fece da maestra a quei poveri bambini in moda da insegnargli a parlare ripetendo all’infinito simpatiche filastrocche. Non si sa se fu un guaio o no: Prutilde imparò a parlare in modo molto raffinato e i bimbi parlavano in rima! Inoltre a Dorotea crebbero le ali diventando un vero uccello. Un po’ di tempo dopo gli abitanti dell’albero si accorsero di avere dei nemici, dei boscaioli decisi a tagliare la pianta. La mattina dopo, i nemici mentre facevano le prime tacche sull’albero, furono colpiti da una pioggia di frutti provocata dai quattro bimbi, seguita dai colpi di fucile di Beccaris Brullo ai piedi e Aglaia li colpiva con la sua fionda al petto. Uno dei nemici aveva preso la scala e Prutilde, senza alcuna pietà, gli si buttò addosso graffiandolo e soffiando mentre Amedeo colpiva gli altri con morsi sui polpacci o sul sedere. Improvvisamente apparve Aglaia in uno dei suoi spettacoli da maga e tirò fuori da un cilindro Dorotea che spiccò il volo, e con grande sforzo si tenne in aria e cacciò i nemici abbaiando.
FINE
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